Newsletter Economia di Maggio 2013

ROSE DI MAGGIO? 
 

 

 
IN PILLOLE:

Non è il titolo dei vincitori al prossimo concorso del Gay Pride, e nemmeno una “boutade” priva di fondamento: da qualche tempo le Borse sono risalite e lo spread è sceso non poco. Tra gl’immancabili alti e bassi, questa tendenza di fondo continuerà? È quanto dipende dalla politica?

Per ora è solo una tenue speranza, seppure non del tutto infondata: quella che il nostro determinato e (finalmente) giovane e laico nostro nuovo Premier possa inforcare l’ondata di riflusso della “s-fortunata serie di coincidenze” che si sono accanite fino ad oggi sull’Italia, complici anche l’immobilismo della politica e l’ideologia dell’Austerity ad oltranza che il suo predecessore voleva a tutti i costi importare al di quà delle Alpi. Poi qualcuno ha smentito gli economisti Rogoff e Reinhart e adesso tutti hanno capito che senza ricchezza delle nazioni non può esserci neanche rigore.

La Primavera peraltro è iniziata (in ogni senso) già da più di un mese. Il ciclo positivo dei mercati finanziari e delle buone notizie potrebbe anche spegnersi. La vera notizia è quella che invece forse proseguirà! E se così sarà anche i capitali stranieri torneranno a sciacquare i panni in Arno e gli investimenti che ne conseguiranno potrebbero rilanciare la nostra tormentata economia.

Anche la Bilancia Commerciale è divenuta positiva e storicamente questo avviene in prossimità di un punto di flesso delle tendenze. Lo Spread più basso potrà significare fiducia nel ns.Paese, nel suo debito pubblico, nell’investimento al suo interno e nella conseguente creazione di posti di lavoro. Potrebbe significare nuovi mezzi freschi per le PMI, una ripresa del settore immobiliare e di conseguenza un sistema bancario che non giunga al collasso.

I consumi e il reddito disponibile non si riprenderanno presto, nemmeno nello scenario più roseo. Prima la Casta dovrà tagliare sprechi e spese, poi la tassazione e infine i mille inutili vincoli burocratici, riformando sè stessa e lo Stato. Tuttavia a darci una mano (o a lasciarci precipitare) potrebbe essere l’Unione Europea, subito nel prossimo mese  e poi forse a fine anno, anche in funzione di quel che succederà in Autunno agli esiti elettorali di vari Paesi dell’U.E.


IN MAGGIOR DETTAGLIO:

Ebbene sì: esistono le condizioni perchè Letta possa cogliere quell’ondata di riflusso (e dunque di rilancio) dei principali indicatori economici per mettere a segno un ritorno alla speranza e un maggior consenso internazionale nei confronti della credibilità del nostro Paese per farne almeno un buon successo politico, quantomeno balneare.

Se anche la figura di Renzi andasse alla ribalta potremmo ritrovarci catapultati verso una stagione di rinnovata solidarietà nazionale (anche con il PDL) che fino a ieri in pochi si sarebbero aspettati, silenziosa come il PIL del primo trimestre USA, avvolgente e capace di apportare una svolta radicale, ma soprattutto stabilizzata da uno scoppiettante vecchio Presidente della Repubblica.

Dopo l’estate infatti è sempre possibile che in Parlamento risorgano dal contro-letargo gli oltranzisti, i soliti franchi tiratori e quelli desiderosi di liberarsi definitivamente di Berlusconi e allora il clima politico, oggi incentrato su un’alleanza soltanto tattica tra destra e sinistra, potrebbe arroventarsi.
Allora si vedrà se ha ragione Moodys ad affermare se è troppo presto per cantare vittoria per i numeri di quest’Italia al valico tra il vecchio e il nuovo.

Io penso il contrario.

L’aria di primavera (e la ventata di ricambio i posta dal Governo del Presidente) potrebbe infatti favorire un piccolo miracolo economico, in parte a causa della singolare congiuntura (che ci vede così in basso che un qualsiasi piccolo rimbalzo del ciclo potrebbe essere salutato come una gran buona notizia), in parte a causa dell’assillante necessità dell’Europa di non lasciar cadere in bancarotta di qui all’autunno l’Italia, e con essa il sogno europeista, oggi più che mai legato alle attese di rielezione di molti dei leaders europei al vertice. Nel prossimo autunno in parecchi stati dell’Unione ci saranno le elezioni: meglio farle in un clima sereno!

E allora sù i mercati al grido di: “sciàmbola”! Guardate l’andamento delle principali Borse: cosa vedono? Rosa, appunto.
Guardate allo spread Italia-Germania: a quale livello si trova? Insospettabilmente favorevole.
Guardate agli stranieri che vengono in Italia per fare acquisizioni: a raffica!
La discesa dei rendimenti obbligazionari comporta inoltre un calo del costo del debito pubblico.

Nelle ultime ore il PPR (gruppo Pinault) non si è contentato di mangiarsi (dopo la Gucci e la Brioni) anche la Richard Ginori ma ha subito raddoppiato con l’acquisizione della maggioranza di Pomellato, lasciando il gruppo Damiani Gioiellieri (azionista di minoranza della griffe dei gioielli) con un palmo di naso.
E Briatore che vende il più famoso locale della Costa Smeralda (il Billionaire, per i non-abituèes) ad un gruppo di Singapore?
Forse qualche brutta notizia per le èlites italiane, ma ottima per il Paese: evidentemente qualcuno pensa sia tornato il momento di investire da noi e -se investe- qualche nuovo posto di lavoro ci scappa di sicuro.

Sui mercati finanziari internazionali stanno dunque consolidandosi previsioni di “bel tempo”?
Si probabilmente, ma le belle notizie si fermano qui per adesso: a poche iniziative di grandi aziende e dei mercati borsistici. Allo spread tra i rendimenti di Italia e Germania, al corso positivo degli investimenti finanziari, assicurativi e immobiliari.

 
 

I motivi per sperarlo sono davvero numerosi:

– l’ottimo andamento dell’economia americana, che ha concluso il primo anno di ritorno alla crescita e un trimestre scoppiettante (più 2,5%), ma soprattutto che finalmente mostra una ripresa dei consumi (ciò che a casa nostra sarà difficile vedere presto);
– l’ennesima iniezione di liquidità delle principali Banche Centrali, Giappone in testa, che sospinge gli investimenti su azioni e obbligazioni (cui potremmo aspettarci che seguirà qualcosa di simile anche in Europa);
– un clima politico generale rasserenato a livello internazionale, in cui l’intero sistema economico occidentale potrebbe ritrovare il traino dell’economia USA e la complicità di una UE meno restrittiva (anche per il fatto che stavolta i tedeschi ne hanno bisogno), e infine un Giappone risoluto a ritrovare la propria competitività;
– la BCE che pare stia anche lavorando ad un nuovo sistema che permetta alle PMI d’Europa di trovare rivoli di nuovi finanziamenti attraverso programmi di supporto allo sviluppo che prescindono dai sistemi bancari nazionali;
– anche in Italia per qualche mese almeno il Governo e il Parlamento si concentreranno sulle manovre economiche e di Social Welfare che possano aiutarla ad uscire dalla crisi. Che queste ultime funzionino o meno, l’effetto-annuncio sarà probabilmente gradevole;
– infine una bella notizia sul fronte delle notizie “vere” : la bilancia commerciale italiana torna finalmente in equilibrio. (Vedi grafico)
 

Se accanto a queste notizie dovesse anche succedere qualcosa che permetta al costo “effettivo” del denaro di scendere, o meglio: alle piccole e medie imprese di trovare “nuovo” capitale fresco, allora si potrebbe davvero ben sperare, perché significherebbe che finalmente gli Organismi Centrali dell’Unione Europea hanno iniziato davvero a funzionare prendendo di fatto il posto degli Stati Nazionali, alcuni dei quali davvero inefficienti (senza alcun riferimento politico), altri ingiustificatamente animati da ossessioni egemoniche.
Inoltre significherebbe anche che la cintura di protezione intorno al debito pubblico del nostro Paese si stringe sempre più, sia pure per necessità altrui.

Purtroppo però -nonostante le prospettive generali possano migliorare- per il nostro bel Paese il Prodotto Interno Lordo dell’anno 2013 si chiuderà ugualmente peggio di quanto nemmeno si potesse immaginare già solo un anno fa, a causa dell’effetto combinato (e oramai arcinoto a tutti tranne che alla Banca d’Italia) del vistoso calo dei consumi e degli investimenti, generato a sua volta dalla riduzione complessiva del reddito disponibile, dalla precarietà degli attuali livelli di reddito e occupazione, dall’impoverimento provocato dalle ultime-pesantissime- manovre fiscali (che ci hanno portato a battere ogni record di tassazione), dalla conseguente assai ridotta velocità di circolazione della moneta, della riduzione progressiva del credito disponibile, della fuga di cervelli e capitali in atto (la quale genera danni non temporanei alla vitalità del nostro Paese).

Per chi in Italia aspetta da tempo di ottenere più credito bancario, altre provvidenze pubbliche o anche solo di essere liquidato dei propri crediti verso la Pubblica Amministrazione, per chi vorrebbe agire ed intraprendere se solo glielo permettessero la burocrazia, il sindacato, il sistema finanziario e il rispetto dei propri diritti; per chi vorrebbe vedere una solida ripresa dei consumi, sgravi fiscali sul costo del lavoro, maggiore certezza dei pagamenti e migliori prospettive per reperire capitali c’è ancora da aspettare e sperare: non si vedono ad oggi segnali di miglioramento!

Questo significa purtroppo che molti Italiani continueranno a restare disoccupati, a non arrivare a fine mese, a temere per il loro lavoro futuro e per quello dei loro figli che manderanno piuttosto all’estero se solo riusciranno a permetterselo. La manodopera continuerà a calare di prezzo, i consumi ordinari a stagnare e le iniziative economiche ad attendere tempi migliori. Che però potrebbero arrivare anche prima di quanto ci si possa aspettare, paradossalmente proprio a causa della débâcle della vecchia politica.

Come accennato più sopra infatti oggi tutti parlano di un’iniziativa che Draghi starebbe studiando per far arrivare qualche centesimo in più di tutto il denaro erogato al sistema bancario anche alle imprese di piccola e media dimensione, che ne reclamano urgente bisogno per non chiudere i battenti.
L’iniziativa -se confermata- meriterebbe uno specialissimo plauso: rischia di costituire quell’anello mancante alla “supply chain” di denaro fresco fornito dalla BCE, impostata con i “LTRO” oramai un anno e mezzo fa a difesa dell’Unione Monetaria Europea. Manovra che ha permesso di ammortizzare gli effetti deleteri di alcuni “default” di Stato e che ci auguriamo sostituirà per sempre la logica perversa dei prelievi forzosi dai depositi bancari che si è vista nel recente episodio di Cipro.
Probabilmente i meccanismi allo studio comportano strumenti già visti in passato ad opera della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo e della Banca Europea per gli Investimenti, attraverso l’erogazione di speciali mutui, solo veicolati dal sistema bancario ordinario ma, senza affliggerne le esigenze di capitale, erogati dall’U.E. Piuttosto che attraverso finanziamenti agevolati o Mini- e Project- Bonds, da emettere per finanziare le principali opere pubbliche infrastrutturali.

Sarebbe bello.

Cosa manca allora?

Se il nuovo Governo vorrà cambiare qualcosa dovrà necessariamente decidersi a tagliare la spesa, ad aggredire la macchina politica clientelare italiana e gli eccessi che essa genera, a rendere liquidi i debiti di fornitura della Pubblica Amministrazione.
Se qualche taglio alle spese e di conseguenza alle tasse dovesse sopraggiungere presto, se i bilanci delle banche italiane dovessero risultare meno fragili, se gli investimenti stranieri in Italia dovessero ripartire (e con essi l’occupazione, i profitti, il gettito fiscale e la copertura del deficit pubblico), se la ritrovata liquidità del sistema tornasse a favorire le acquisizioni e le aggregazioni/razionalizzazioni industriali… Allora l’Italia potrebbe entrare, sia pure per un breve periodo, in una spirale di ottimismo e dinamismo generale che renderebbe ulteriormente euforici i mercati finanziari. Sono solo dei “Se”.

Se… la sfera di cristallo non si appannasse sempre sul più bello…!

Stefano L.di Tommaso