Newsletter di Aprile 2013

2013 FUGA DALL’ITALIA

 

 

2013 FUGA DALL’ITALIA?

è divenuto un dato di fatto: cito un comunicato ANSA di stamane:
MILANO, – Fuga dei risparmiatori dagli investimenti finanziari. Da inizio 2010 a settembre 2012, complice la crisi e la sfiducia, gli investimenti finanziari sono crollati del 36% a 1.269,9 miliardi. Gli investimenti in azioni, obbligazioni, Btp e altri titoli, emerge dal bollettino della Consob, sono diminuiti di 715 miliardi

Vogliamo chiederci dove sono finiti quegli Euri? Meglio di no: non sono finiti nè ad aumentare i depositi bancari e neppure nel mattone!

La lezione di Cipro è stata in poche giornate assai più chiara di ogni morale che si voglia trarre da due anni di crisi di Italia, Spagna, Slovenia, Irlanda, Grecia e Portogallo: la caduta di fiducia dei risparmiatori e degl’imprenditori provoca un’immediata fuga dei capitali, minacciando la tenuta dell’economia del Paese che li ha perduti entrambi, oltre che la divisa nella quale erano espressi.

Questo dato di fatto rischia di risultare molto più importante di tutti gli altri temi politici ed economici oggi di attualità, innanzitutto per il fatto che in un economia moderna risulta materialmente impossibile arginare la fuga dei capitali, oltre che per il fatto che gli investimenti (che si fanno soltanto con i quattrini) risultano fondamentali per la tenuta dei livelli occupazionali!

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QUALCHE BUON AUSPICIO:
questo Governo forse si farà.

Nessuno è ancora in grado di dire chi sarà (dopo che ci ha provato Bersani) a tirare il carretto del Giovine Esploratore del nuovo Parlamento e a indossare le vesti del Salvatore della Patria (in nome del cui ruolo egli, chiunque lui sia, dovrà svolgere molti compiti assai impopolari).

Ma il buonsenso vuole che il “Metodo-Grasso” con il quale si è proceduto rapidamente ad eleggere i Presidenti di Camera e Senato possa ripetersi con successo tanto per l’avvio di un “Governissimo” (termine caro al PDL che deve prendere il posto di Grillo quale alleato del PD o rischia seriamente di rimanerne fuori), quanto per la nomina del futuro Presidente della Repubblica.

Il che, evidentemente, per il nostro Paese può essere un buon auspicio, anzi un ottimo inizio, in un difficile momento in cui un terzo dell’elettorato (oggi spaccato esattamente in tre filoni) rimarrà con l’amaro in bocca e un altro terzo dei votanti rimarrà incollato a schermi e quotidiani a “guardare” cosa succede.

Dopodiché dovrà succedere qualcosa? Probabilmente no. Una maggioranza fresca fresca e assai poco incline al compromesso per motivi ideologici (il PD) e di opportunità (il M5S) cercherà forse di partire con il freno a mano tirato, ma sicuramente cercherà di confrontarsi sui grandi temi all’inizio assai delicatamente, per valutare se l’esperimento di Governo (di cui il Paese ha un disperato bisogno) possa fargli guadagnare o perdere punti alle prossime elezioni.

Tutti giurano infatti che ci saranno e -proprio per questo- io inizio a scommettere esattamente  il contrario: se il metodo “Grasso” funziona non ce ne sarà nessun bisogno. Il PD in questo modo troverà il tempo di ricomporre l’unità interna, il M5S troverà il modo di esprimere un volto (al di là di Grillo) e un orientamento, la magistratura avrà il tempo di proseguire le sue indagini su Berlusconi e compagni (a meno che il PDL divenga l’alleato di ferro del PD).

Se così fosse la risposta alla domanda del precedente capoverso (chi guadagna e chi perde con il nuovo Governo) potrebbe essere utilmente posticipata da tutti di qualche mese, salvo che da chi sarà escluso, il quale però avrebbe armi assai spuntate per protestare contro l’accoppiata vincente e ottime ragioni per evitare quello di cui si è macchiata l’opposizione nel recente passato: fare ostruzionismo su tutto !
Insomma la mia risposta è quella che Andreotti ripeteva spesso negli anni dei Governi balneari: alla lunga il potere logora chi non ce l’ha!

Si tratta per carità solo di congetture, ma oggi nessuno è in grado di fare altrimenti.

Subito elezioni? Per poi riproporsi la domanda tra due esponenti del “vecchio” (PD e PDL) e uno (probabilmente accresciuto ulteriormente) del nuovo (il M5S)?
Non credo: se mai si dovrà parlare di Governissimo (a due oppure a tre) lo si vedrà molto presto, senza bisogno di tornare indietro da nuove elezioni con le ossa rotte e le casse dissanguate!
Qualcuno osserva che le votazioni farebbero comodo solo a Berlusconi, di gran lunga il più bravo tra gli incantatori di serpenti in tempo di elezioni, mentre sono in pochi a scommettere che Bersani si tiri indietro per far posto a Renzi all’interno di un PD che in tal modo cambia pelle e prova a sbaragliare i rivali proprio sull’istanza del rinnovamento che ha premiato Grillo e Casaleggio.

D’altra parte per comprendere quanto è necessario avere un Governo, basti pensare che, senza un prossimo avallo politico, nella seconda metà dell’anno la BCE potrebbe vedersi costretta a moderare i propri ausilii e rientrare nei ranghi, proprio mentre l’Italia passerà il suo momento peggiore!

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QUALCHE CATTIVO PRESAGIO:
la possibile crisi del sistema bancario italiano

Nel frattempo peró le agenzie di Rating annunciano tempesta, che minaccia seriamente tanto i BTP quanto le banche italiane che li sottoscrivono: l’autorità bancaria europea continua a conteggiare il numero di centinaia di miliardi di euro che mancano all’appello del capitale di rischio del sistema qualora i conteggi fossero fatti con Basilea III.

Poi ci sono le poste in bilancio di crediti concessi alla clientela non ancora adeguatamente svalutate (sebbene esse siano spesso controbilanciate da ingenti garanzie non adeguatamente rappresentate nei bilanci delle Banche).
Ma se non si sono “aperte le cateratte” può essere anche merito della relativa “tenuta” del mercato immobiliare italiano, sul quale poggiano i valori delle garanzie in mano al sistema bancario.

Qui però casca l’asino, perché il mercato immobiliare non è ancora “crollato” soltanto a causa degli scarsissimi volumi delle transazioni in essere (a certi prezzi nessuno vuol vendere), e sta comunque lentamente sgretolandosi per adeguarsi ai nuovi livelli di tenore di vita degl’Italiani che non possono che continuare a scendere.

È solo questione di tempo o da qui a qualche mese arriverà una miracolosa ripresa e un fantastico avanzamento del potere d’acquisto? Nessun commento, se non qualche ironia: la luce in fondo al tunnel di montiana memoria oramai la chiamano Eurostar, dal nome di un treno che rischia di piombarci addosso molto velocemente e dal sapore tanto tanto mitteleuropeo!

Più che di presagi si tratta dunque tutt’al più di elaborazioni del lutto: la presa d’atto che le condizioni per un rilancio dell’economia (con improbabili stimoli effettivi alla ripresa che faccio fatica a ritenere che lancerà un cauto futuro governo, figlio della nuova coalizione).
Le condizioni per un rilancio in questo momento non ci sono nemmeno a livello globale, figuriamoci per un’Italia il cui debito pubblico ha sforato i duemila miliardi di Euri e il 130% del Prodotto Interno Lordo!

E i cattivi presagi riguardano i veri punti deboli del sistema economico nazionale: il debito pubblico e il mercato finanziario, la disoccupazione e, se vogliamo proprio completare l’elenco, le scarse infrastrutture.

Il debito pubblico cresce soprattutto perché non viene tagliata la spesa pubblica e l’avanzo primario dato dalle alte tasse è in buona parte riassorbito dal minor gettito fiscale di un’economia che decresce molto più velocemente di quanto il solo dato statistico del PIL possa dare a vedere! (principalmente a causa di una fuga dei capitali che ha paragoni solo con quella della Grecia)

E insieme al PIL, al reddito disponibile e agli investimenti produttivi, si riducono i capitali da investire, i posti di lavoro, il salario medio, il credito disponibile, il merito di credito del debito pubblico e la competitività dell’industria nazionale.

In questo scenario il Rating del sistema Paese Italia non potrà che continuare a deteriorarsi, andando a colpire soprattutto il sistema bancario, la sua credibilità, la sua capacità di finanziarsi sulle piazze internazionali, la sua stabilità, la sua capacità di capitalizzarsi maggiormente.
Il rischio è grosso, perché restano collegati alle sorti del sistema bancario:
–  il sistema dei pagamenti,
– la tutela del risparmio,
– il credito alle imprese e ai cittadini, 
– la partecipazione alle aste dei titoli del debito pubblico.
Senza le banche italiane, ancora oggi rese liquide dalle linee di credito messe loro a disposizione dalla BCE, quelle aste andrebbero certamente deserte!

Potrebbe trattarsi della classica buccia di banana sulla quale scivola (e si rompe l’osso del collo) l’intero sistema economico del nostro fragile Paese, vista anche l’impermeabilità del sistema bancario all’ingresso degli stranieri nel capitale.
Scongiurare questo pericolo dovrebbe essere il primo atto di governo di ciascun politico con un po’ di sale in zucca!
Oppure di un nuovo tecnico, magari di provenienza finanziaria.

Staremo a vedere…

 
Nel frattempo,
Buona Pasqua a tutti i nostri amici!

 

Stefano L.di Tommaso